Mindfulness

Radicarsi nei bisogni.

Ci troviamo in un tempo pieno di sfide: il cambiamento climatico, i fondamentalismi e le polarizzazioni sempre più diffuse e trasversali, il divario socio-economico tra pochi super-ricchi e moltitudini di moltitudini sempre più povere, l’aumento delle disuguaglianze di genere, numeri impressionanti di violenza contro le donne, lo sfruttamento dei minori, le cosiddette “morti bianche”, l’abuso di potere e la contrazione della democrazia anche in continenti sedicenti civili… Di fronte a queste e le molte altre sfide odierne è facile provare un senso di oppressione e impotenza. Sensazioni lecite e naturali, di fronte alle quali, però rischiamo di reagire aggredendo o

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La compassione… per evitare il “burnout”.

La “sindrome del burnout” è un tipo specifico di disagio psicofisico, generalmente definito come sindrome da esaurimento emotivo. Il termine burnout in italiano si può tradurre come “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”, ed è apparso la prima volta nel mondo dello sport, nel 1930, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori risultati e/o mantenere quelli acquisiti. Il termine è stato poi ripreso dalla psicologa americana C. Maslach nel 1975, la quale ha utilizzato questo termine per definire una sindrome i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale a carico di tutte le professioni ad elevata implicazione relazionale. Il burnout colpisce,

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Superare il dolore tra noi

Tuttə noi desideriamo amare ed essere amatə. E facciamo del nostro meglio per soddisfare questo bisogno umano fondamentale, in tutte le relazioni che intessiamo nella nostra vita. Purtroppo, però, a volte proprio questi sono i luoghi dove avvengono gli strappi peggiori, le ferite più dolorose, le delusioni più amare. Non sempre per esplicita volontà di una delle parti. Spesso e più frequentemente per sottili incomprensioni, progressivi fraintendimenti, aspettative disattese, desideri non esplicitati, frustrazioni non espresse, parole non dette, scarsa chiarezza comunicativa, ecc. La sofferenza che proviamo a volte è davvero molto grande: ci eravamo fidatə e affidatə; e ora ci

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Lezioni da una foglia

Ci troviamo in un tempo sospeso e precario, dove le precedenti sicurezze sono in bilico. Su quali certezze ci possiamo basare? Vi sono ancora delle sicurezze? Di chi ci possiamo fidare? Queste e altre domande risollevano in noi ansia, agitazione e disorientamento. Tutte emozioni che rischiano di farci reagire, aumentando così il senso di allerta dentro di noi. Che fare? Come possiamo vivere diversamente questo tempo sospeso? Prendo spunto dall’autunno. E soprattutto dalle foglie e dalla lezione che esse ci impartiscono. Credo che in questa stagione le foglie abbiano davvero molte lezioni da insegnarci, se le sappiamo osservare e ci

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La calma nella tempesta

Uno degli effetti della mindfulness sul nostro cervello è tecnicamente chiamato inibizione della risposta. Nella letteratura scientifica si parla di “controllo inibitorio” (inhibitory control) per riferirsi ad un insieme di capacità che permettono all’individuo di regolare il proprio comportamento, in modo da produrre una risposta adeguata rispetto al contesto. Più precisamente, la capacità di inibizione è l’abilità di reprimere un’azione impulsiva per metterne in atto una più adattiva e funzionale. Il neuroscienziato Clifford Saron, in un capitolo del libro scritto a più mani Guarire con la meditazione, espone i risultati del “Progetto Samatha”, avviato nel 2007 per studiare scientificamente gli

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Tornare a casa… nel corpo

In questo ultimo anno siamo stati invitati a utilizzare la modalità lavorativa smartworking. Per alcuni di noi una vera e propria novità; per altri, invece, si è trattato di incrementare un uso già abituale. Anche la maggior parte degli alunni si è trovata costretta in DAD (didattica a distanza) per parecchi mesi. E ancora oggi diverse categorie di lavoratori vengono spronate a proseguire in questa modalità di lavoro. Se lo smartworking è stato (e può ancora essere) una risorsa per molti, insieme contiene un insidioso pericolo: a furia di stare davanti ad uno schermo, rischiamo di perdere la dimensione corporea

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